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Berlusconi, il Conte Mascetti e il Drive In

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Il cosa. Qualche tempo fa, due giorni prima della sentenza sul caso Mediaset, un mio amico del Pd mi scrive un sms: “Berlusconi si ritira”. Lo chiamo. “Ma figurati, non ci credo – gli rispondo dato che da sempre sostengo l’impossibilità in natura di questo fatto – chi te l’ha detto?”. “Deve farlo per forza – risponde col tono di chi ti ha messo in buca – lo ha detto lui stesso in tv”. Ed ecco squadernati in due sms diciott’anni di rapporto fra Berlusconi e PD e, come corollario, diciott’anni di noi a vedere il PD perdere l’imperdibile.

Non lo conoscono. E sapete da cosa lo capisco? Dal fatto che lo ascoltano invece di osservarlo e fanno male perché la sua intenzione è sempre nei suoi gesti. Seguono le sue parole e non i suoi occhi o il muoversi delle mani.

La conferenza stampa (di quel sabato successivo alla condanna) in cui attaccava tutti, non credo meriti particolari approfondimenti. L’armamentario era il solito: cavalcare il populismo anti europeo, scomposti attacchi alla “magistratocrazia” e promesse di abbattere tasse e togliere l’IMU. Mancava l’annuncio che, alla prime dieci telefonate, sarebbe stata regalata una mountain bike con cambio Shimano.

E così, in quel cambio di rotta in meno di 48 ore nel quale, fra la prima decisione e la seconda di Silvio ce n’è una di un tribunale, ci sarebbe tutto quello che serve per capire in quale scontro ci siamo incagliati per vent’anni in Italia. Ma una volta che abbiamo capito il cosa, resta fuori il come.

Il come. Pensateci bene, c’è qualcosa di comico nel fatto che dopo aver combattuto affinché Berlusconi venisse giudicato da un tribunale, ora che è capitato ci sembri totalmente irrilevante per le nostre decisioni. La battaglia non è vinta o persa, semplicemente è invecchiata. E noi con lei. La stessa conferenza stampa di quel sabato, una decina d’anni fa avrebbe avuto un impatto diverso, più epico.

A me poi, non era ciò che Berlusconi faceva di notte a inquietarmi, ma il fatto che sapesse trasformarlo in strumento di marketing durante il giorno; che sapesse perfettamente dosare l’understatement per cui certe cose non si addicono ad uno statista e il fatto che, quella stessa vita, mezza Italia gliela invidia. Non mi ha convinto come ha usato i vizi. Il vero vizio deve mostrarci come infantili carnefici, non vittime. Non ci si improvvisa Conte Mascetti di Amici Miei, ci si crepa e basta.

Ma torniamo a quella risata di cui parlavo prima, ero un bambino quando, una sera, vidi in televisione dei ragazzi seduti sui cofani di auto parcheggiate in un Drive In (l’omonima trasmissione) ridere per finta. Ero piccolo e ricordo che magari alcuni di quei comici avrebbero anche potuto farmi ridere, ma non ci riuscivo. La tristezza, lo strano disagio per quelle risate finte mi allontanava dallo schermo. Lo schermo era lui, la sua idea. Io avevo già deciso lì, quella sera, dal divano di casa dei miei. Il fatto è che non lo sapevo, o meglio l’istinto aveva già detto la sua parola, definitiva, ma sarebbe poi toccato alla ragione motivarla.

Adesso ho capito, era l’irriducibile tristezza dell’allegria senza felicità. Mi sembra che tutto, mutatis mutandis, sia stato regolato da quel cinema all’aperto, dove sui cofani delle auto alcuni giovani riuscivano in un’impresa epocale; mettere tristezza ridendo. Attenzione, non cadiamo nel solito ragionamento delle tv con le quali avrebbe ingabbiato le persone. Qua c’è qualcosa di più insidioso; gente che sembrava reclamare quella gabbia, esistenze emancipate da una spassosa schiavitù.

E il gesto più “violento” di Berlusconi è stato accontentarli. E così, per tutta la sua parabola politica, ciò che percepivo non era tanto l’operato concreto (sul quale, per quel che vale, la mia opinione non è buona) ma quel persistente risuonare – in lontananza – di una risata. La percezione di un pubblico plaudente. E così, se guardiamo per bene, scopriremo che il berlusconiano non è sistematicamente un mostro o un santo, ma semplicemente, certe volte, uno che risponde a determinati istinti nei quali, anche fuori dal centro destra, è possibile imbattersi.
 

tovato su: Il Fatto Quotidiano

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