Barack Obama è stato confermato presidente degli Stati Uniti d’America. La notizia arriva alle 5.16 ore italiane, quando il presidente democratico uscente scrive su Twitter agli elettori: “E’ a causa vostra, grazie!”. Poi il discorso nella sua Chicago, dove agli Stati Uniti spiega che “il meglio deve ancora venire” (guarda il video del discorso di Obama. Guarda le foto del discorso di Obama). Si è di fatto conclusa così una notte di incertezza solo iniziale, perché col passare delle ore il vantaggio di Obama sul repubblicano Mitt Romney è andato via via crescendo superando abbondantemente la quota minima di 270 grandi elettori. Dal testa a testa iniziale, un too close to callper dirlo all’americana, si è approdati al trionfo democratico che rischia assomiglia al cappotto. Alta l’affluenza, intorno al 60%: Obama è riuscito ancora a pescare nel serbatoio di immigrati e disoccupati. In America ha vinto la paura del cambiamento: Barack si è aggiudicato altri quattro anni di mandato, “four more years”, per dirla con le prime parole del presidente dopo la rielezione. Lo sfidante Romney, dopo aver posticipato il discorso in cui riconosceva la vittoria di Barack, ha incassato con stile: “Prego per Barack. Ora l’America superi le divisioni”. I dati - Nelle prime ore dello spoglio sembrava profilarsi la vittoria nel voto popolare (il numero di voti raccolti in assoluto, ndr) per i repubblicani, che avrebbero conquistato la maggioranza alla Camera complicando non poco il governo di Obama. Ma con il procedere dello scrutinio Obama ha riconquistato terreno negli Stati dell’Ovest e soprattutto si sarebbe imposto negli stati in bilico come la Virginia e la Florida. Poco prima delle 9, ora italiana, con il 75% dei voti scrutinati Obama aveva raccolto 40mila preferenze in più. Viste le premesse eccezionale anche il risultato per quel che concerne i “grandi elettori”: sempre poco prima delle 9, Obama ne aveva raccolti 332 contro i 206 di Romney. Il “processo” al candidato mormone, sta per iniziare (guarda il video del discorso di Romney. Guarda le foto del discorso di Romney). Usa 2012, Obama contro Romney: vai allo speciale di Liberoquotidiano
Lo spoglio: guarda la mappa, Stato per Stato
Con Obama trionfa la paura: il videoeditoriale di Pietro Senaldi
Ohio e Florida - Nonostante tutto Mitt ha aspettato un’ora prima di concedere il discorso di ammissione della sconfitta al rieletto presidente. Girava tutto intorno allo stato dell’Ohio (che ha “assegnato” il titolo di presidente nelle ultime 12 competizioni elettorali), e a quello della Florida. E l’Ohio non si è smentito: prima i medi hanno assegnato i 18 grandi elettori a Obama, poi l’ufficializzazione del risultato. Per un “francobollo” la spunta Barack (50,1% contro il 48,2%). Anche a causa dei dubbi su questo “stato ballerino” Romney rifiutava di riconoscere la vittoria dello sfidante e chiedeva tempo. Ma da ambienti repubblicani si sono poi diffuse le voci di un ritardo dovuto più all’orgoglio dello sconfitto deluso che alle effettive speranze di ribaltone. Anche in Florida testa a testa serratissimo: Obama si è preso lo Stato per uno 0,5% (49,8% contro il 49.3% di Romney).
I risultati Stato per Stato - I risultati parlano abbastanza chiaro. Ai democratici, con lo scrutinio che si avvia ormai alla conclusione, vanno Maine (56,3%), New Hampshire (52%), Vermont (67,1%), New York (62,7%%), Massachusetts (60,9%), Connecticut (57,2%), Rhode Islands (63,1%), New Jersey (57,9%), District of Columbia(91,4%), Pennsylvania (51,9%), Delaware (58,6%), Maryland (61,2%), Michigan (53,%), Wisconsin (52%), Minnesota (52,9%), Iowa (52,1%), Illinois (57,3%: è lo stato di Chicago, la città natale di Obama), New Mexico (52,9%), Nevada (52,3%), Washington (55,2%), Oregon 53,5%) e California (57,2%). Obama, insomma, trionfa nei suoi feudi (costa Est e costa Ovest) e conquista lo stato della grande industria automobilistica Usa, il Michigan, in ginocchio da 20 anni e tenuta in vita grazie all’iniezione di aiuti economici statali decisa dal presidente. Obama, come previsto, è nettamente avanti anche alle Hawaii, dove lo spoglio è iniziato dopo tutti gli altri Stati: all’inizio dello scrutinio il democratico veniva accreditato del 71,8 per cento.
Gli swing states dicono Obama - Il leader democratico si aggiudica anche i testa a testa serratissimi. In Virginia Obama si è aggiudicato il 50,2% dei consensi contro il 48% di Romney, poi il Colorado (50,4% contro il 47,4%). Come detto, anche Florida e Ohio, per un francobollo sono andati a Barack Obama.
La consolazione di Romney - I repubblicani, dal canto loro, si confermano padroni negli stati del Sud e del Mid-West: si prendono West Virginia (62,2%), Nord Carolina (50,6%), Kentucky (60,5%), Tennessee (59,5%), Georgia (53,2%), Carolina del Sud (55,1%), Alabama (60,8%), Indiana (54,3%) Mississippi (55,4%),Louisiana (58,5%), Arkansas (60,5%), Missouri (53,8%), Texas (57,2%), Oklahoma (66,8%), Georgia (53,4%), Kansas (59,8%), Nebraska (60,5%), Sud Dakota(57,9%), Nord Dakota (58,5%), Wyoming (69,4%), Idaho (66,4%), Utah (72,7%: lo stato dei mormoni, come mormone è Romney, ovvio l’ampio successo), Arizona(55,3%), Montana (54,9%). Romney in netto vantaggio anche in Alaska, dove lo spoglio a causa del fuso orario è iniziato ore dopo: il candidato repubblicano raccoglieva il 56,6% dei consensi.
Problemi tecnici - Il voto, come previsto, è stato costellato da errori tecnici ed umani anche a causa della grande affluenza alle urne (oltre il 60%) che ha visto per esempio in alcune contee della Florida tenere aperti i seggi per 90 minuti oltre il previsto, per poter smaltire le file in attesa. In Ohio alcuni elettori hanno denunciato la presenza di macchine rotte ai seggi. Il rischio di irregolarità è alto e in caso di reclami si dovrebbe attendere fino al 17 novembre per il verdetto definitivo. Un dèjà-vu di quanto accaduto in Florida nel 2000, nello scontro tra George W. Bush e Al Gore finito a carte bollate. Stessi problemi dell’Ohio, guarda caso, proprio in Florida, ilSunshine state delle polemiche, mentre in un seggio della contea di Perry, in Pennsylvania, una macchina avrebbe assegnato il voto a Romney invertendo la reale preferenza per Obama. Considerando le migliaia di avvocati democratici e repubblicani sguinzagliati nei seggi di tutto il Paese per sorvegliare le operazioni di voto, saranno ancora ore caldissime. Un giorno, per avere il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, potrebbe non bastare.
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pubblicato da Libero Quotidiano
Usa, ha vinto la paura: Obama confermato presidente da immigrati e disoccupati
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